‘’In un sistema sociale così composto, ogni individuo
risulta dotato di una intelligenza specifica, che lo rende capace di reagire
a input ben specifici. Una piccola società artificiale composta da più individui
avrà tendenzialmente maggiori possibilità operative, per via del fatto che potrà
rispondere a variazioni ambientali multiple e complesse, innescando dei
comportamenti sistemici articolati.’’
Il principio di diversità genetica invece, ci insegna che lo stesso organismo può esistere in forme diverse in base a diverse combinazioni genetiche. E che il fenotipo dell’essere vivente, non è altro che una manifestazione di un codice contenuto nel genotipo.
Parlando indifferentemente di sistemi naturali e artificiali, ciò significa che in un sistema informatico l’architetto non progetta più la forma finita, ma progetterà il codice, il sistema di componenti e parametri al variare dei quali la forma cambierà.
L’autore espone in maniera dettagliata le nuove frontiere dell’architettura in questi termini, non riservandosi di citare ed esporre esempi pratici di progetti portati avanti da architetti all’avanguardia nel mondo. I frequenti e mai casuali o fuori luogo riferimenti e parallelismi al mondo naturale, non rappresentano mai un pretesto fuorviante, il punto del discorso è sempre e solo uno: cosa si intende per smart creatures? Quali sono i mezzi? Come lavorano?
Seppur si tratti di una tematica complessa e articolata, perchè in costante movimento e mutamento, il volume riesce a sciogliere i nodi a riguardo in un linguaggio chiaro e accessibile, limitandosi a descrivere e far comprendere i processi svincolandosi in ogni modo da un qualsiasi tipo di contestualizzazione temporale, per cui appare essere ancora attuale e non scontato, un cuore di informazioni e spunti su una tematica che ci riguarda anche dopo quasi 10 anni, e che anche se evoluta, arricchita di altri elementi, rimane tale. Certo, non consiglierei il volume a chi cerca consigli su quale software sia meglio utilizzare per la progettazione digitale nel 2022, perchè lì cadremmo necessariamente in una contestualizzazione di tipo temporale.